Siamo sinceri: quanti di noi davanti ad una montagna innevata da scalare, preferirebbero avere un paio di ciaspole invece che un quad?

Quando si cambiano le proprie abitudini alimentari è un po’ così: si scelgono le ciaspole invece del quad! Questo però non è un esempio pratico per fare riferimento alla maggiore attività fisica che sicuramente ci vuole. Il punto è molto diverso: si sceglie la calma invece della fretta, la costanza invece del risultato immediato, il rispetto di sé stessi invece dell’adesione ai modelli estetici perfetti (e quindi impossibili).
Molte persone si rivolgono a me con la paura di non ottenere risultati eclatanti immediatamente. Vi tolgo il dubbio: non perderete 30 kg in 4 settimane. Nessun professionista che abbia a cuore lo stato di salute di chi gli si rivolge, consiglierebbe dimagrimenti così veloci.
Non fraintendetemi, sono assolutamente convinta che ognuno di voi sia in grado di sottoporsi ad una dieta fortemente privativa per un periodo breve. Allo stesso modo sono consapevole che più sono le privazioni a cui ci si sottopone, più sono le tentazioni che minano il percorso. Arriverà prima o poi (per alcuni molto poi, per altri quasi subito) un momento in cui sotto il naso ci si parerà una bella Amatriciana e non saremo in grado di riprendere con l’alimentazione fortemente privativa a cui ci eravamo sottoposti.
Il motivo di tutto ciò risiede nella fretta di ottenere risultati immediati. La fretta va a scapito dei possibili risultati duraturi che potremmo avere se ci dessimo il tempo di apprendere come derogare la dieta per un pasto sfizioso e poi riprenderla tranquillamente per il resto della settimana. Proprio qui sta il nocciolo della questione: se, per la fretta di perdere più peso possibile entro l’estate, mi sottopongo ad una dieta insostenibile e la mantengo per qualche mese grazie alla forza di volontà, come reagirò quando smetterò di fare la dieta e sarò sottoposto all’alimentazione che avevo prima di cominciare la dieta?
Il rischio di mandare tutto a quel paese è fortissimo, perché non mi sono dato il tempo di imparare che:
- Le calorie non sono il problema principale
- Gli alimenti non sono tutti uguali e intercambiabili
- C’è un momento per tutto, anche per gli sfizi e le eccezioni alla regola che però devono rimanere tali
- Il corpo è la mia casa e me ne devo prendere cura ogni giorno
- Non posso fare scelte alimentari corrette se prima non conosco cosa compro
- La dieta non è una moda e non è a intermittenza. Il termine “dieta” in greco significa stile di vita e quindi sì, in un certo senso tutti sono a dieta perché tutti hanno uno stile di vita (chi migliore, chi peggiore).
- Un peso più basso non è sinonimo di una salute migliore, così come la bilancia non è uno strumento adeguato per giudicare la propria salute. Ad esempio: se perdo tantissimi chili in poco tempo, grazie ad una dieta fortemente ipocalorica e inadeguata, parte del peso perso è massa grassa e parte è massa magra. Un evento molto simile a quello che accade quando si soffre di malattie debilitanti croniche.
Ma soprattutto il rischio è fortissimo quando non mi sono dato il tempo di capire me stesso e perché compio certe scelte invece di altre. Ad esempio, per dimagrire posso sottopormi a 2 settimane di soli frullati di frutta e verdura, ma se non ho capito perché ho preso peso e quali cause mi portano alle scelte sbagliate che compio ogni giorno, terminate le 2 settimane tornerò esattamente come prima.
In breve: devo darmi il tempo di apprendere e saper mettere in pratica lo stile di vita sano. Devo darmi il tempo per creare le basi solide che mi consentano di sgarrare senza eccedere e di far rimanere le eccezioni delle eccezioni, senza che questo mi causi stress o ansia.
