Giorni fa, una ragazza che sta seguendo il mio percorso alimentare mi ha fatto una domanda molto interessante e anche molto importante. Dopo aver letto con attenzione i miei post sul tema, mi ha chiesto quale modello estetico dovesse scegliere.
“Quale dovrebbe essere il vero modello estetico da seguire?”
Ecco cosa le ho risposto:
“Non esiste un modello estetico univoco a cui fare riferimento, paese che vai modello estetico che trovi. Perciò a quale modello estetico riferirsi? A nessun modello estetico in particolare. Apprezzarsi per quello che si è e cercare di migliorarsi indipendentemente dal modello estetico, mangiare bene e allenarsi non per un addome piatto come una tavola, ma piuttosto per esaltare i punti forti, per scoprire i propri limiti e gradualmente superarli, per avere una muscolatura tonica, potente e flessibile, per sentirsi bene e in salute. Godersi il tragitto per arrivare ad un determinato obiettivo, senza preoccuparsi se c’è quel buchetto di cellulite (che abbiamo tutte) o se c’è quel pannicolo adiposo (che abbiamo tutte). La perfezione non esiste!”
Estendendo il discorso, aggiungo che conosco donne bellissime, seguo donne di ogni forma e misura e tutte prima o poi arrivano in studio (magari dopo essere arrivate all’obiettivo del peso e aver cominciato anche un percorso di allenamento) e mi dicono:
“Sì, ma non sono ancora soddisfatta, non mi vedo! Vorrei avere meno grasso qui, meno grasso là, più muscolo lì, la circonferenza più piccola di questo o quello…”
L’insoddisfazione ci spinge al miglioramento. L’insoddisfazione è umana! Ma è importante anche che non diventi preponderante, cancellando tutti i progressi fatti e coprendoli con una coltre di grigiore che impedisce di vedere i miglioramenti e il bene che stiamo facendo a noi stessi.
Voglio portarvi l’esempio di una donna che seguo dal 2018, con una grande forza interiore e che ha ottenuto ottimi risultati. Alimentazione, sport e stile di vita attivo, un miglioramento a 360°. Ha scoperto quanto forte e tenace poteva essere e ha scovato anche lati del suo carattere che pensava di non avere o di aver perso negli anni. Durante l’ultima consulenza mi ha raccontato che pensava di essere pigra, ma via via si è accorta di non esserlo mai stata e ha riscoperto la sua voglia di fare e di mettersi in gioco.
Bene questa donna, che io reputo una forza della natura, con già 16 cm in meno di girovita e 11 cm in meno sui fianchi l’anno scorso mi aveva raccontato di non vedersi bene, anzi quasi di non vedere miglioramenti allo specchio.
Abbiamo parlato molto di questo aspetto e del fatto che pur con centimetri in meno alla mano, lo specchio le restituisse un immagine distorta di quello che era diventata. In parte era anche il modo in cui era abituata a pensare a sé stessa, scartando le cose belle e tenendo conto solo di quelle che reputava meno belle, concentrandosi sulle mancanze e sminuendo i punti forti.
Ci è voluto tempo prima che si accorgesse di tutti i progressi fatti e cominciasse ad apprezzarsi di più, quasi stupendosi di sé stessa e ritrovando l’autostima.
Per questo è importante evitare modelli estetici a cui paragonarsi. Ci fanno concentrare maggiormente sulle parti che riteniamo mancanti, invece che sulle nostre qualità. Così una donna con dei bellissimi occhi verdi, i capelli corvini, un sorriso solare, il seno florido e una bella pelle, finisce per concentrarsi sul fatto che il suo girovita non è stretto e che le braccia non sono snelle quanto lei pensa debbano essere in base al modello estetico in cui lei stessa ha scelto di ingabbiarsi.
Nel fare questo discorso durante le visite di controllo, spesso mi sono sentita dire che per me era più semplice pensarla in questo modo, perché sono magra. Voglio ribadire qui che il peso e la forma del corpo non c’entrano assolutamente nulla con la percezione del proprio aspetto. Ad esempio di me potrei tranquillamente dire che non sono particolarmente alta, ho il seno piccolo, non ho gli occhi azzurri, né i capelli naturalmente rossi (che adoro), inoltre non ho il naso alla francese, il mio busto in generale è piuttosto scarno… ecc..
Potrei concentrarmi solo su queste “mancanze”, ma negli anni ho scelto di vederle come le mie caratteristiche genetiche, una commistione di caratteri che fa di me ciò che sono, che mi rende me e che fa di me un individuo (inteso come essere unico e differente da tutti gli altri).
Ciò non toglie che io ogni tanto questa roba me la scordi e caschi pure io nell’insoddisfazione vuota e senza senso. Tutti inciampiamo, l’importante è che una volta inciampati ci si rialzi e si torni sui propri passi.
Qualche malizioso potrebbe a questo punto chiedermi “beh ma allora tu non ti tingi i capelli? Non usi il mascara? Non metti i tacchi?”.
Prontamente gli rispondo: “certo che lo faccio, quando mi va! Ma delle volte (spesso) esco anche senza trucco, con la ricrescita e le scarpe da ginnastica”. Il punto è che bisogna cercare di non essere schiavi della propria insoddisfazione personale e puntare al miglioramento per piacersi di più e stare bene con il proprio corpo, non per tendere alla perfezione o saremo sempre infelici.
Forse questa considerazione può sembrare superficiale e superflua, ma oggi con una pressione mediatica e sociale così forte sull’aspetto esteriore, più che mai è importante parlarne e ragionarci sopra.